The art of gaming
Vi segnalo questo articolo molto
interessante su un videogioco che ha a che fare col “museo”!
Il videogioco è prodotto dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN). Father and Son è il primo videogioco pubblicato da un museo archeologico.
Il videogioco è prodotto dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN). Father and Son è il primo videogioco pubblicato da un museo archeologico.
È un’esperienza di storydoing, un modo di fare storytelling in cui il fruitore
non ascolta solo una storia ma ne è partecipe. È una strada innovativa per raggiungere nuovi pubblici. E questo
videogame, pensato per utenti internazionali di tutte le età, ha l’obiettivo di
portare il museo fuori dal museo, per accrescerne la visibilità in contesti
dove finora non era mai stato presente; insomma, un modo diverso ma efficace
per comunicare emozioni e concetti di vario tipo sfruttando i vantaggi dell’interazione.
Di seguito il link al trailer.
https://www.youtube.com/watch?v=YaPQifURdLQ 
Articolo completo:
https://www.youtube.com/watch?v=YaPQifURdLQ 
Articolo completo:
THE ART OF GAMING
di Michela Gentili, aprile 2017
Un videogioco per promuovere il museo in modo non convenzionale. Lo realizza in MANN di Napoli per
la prima volta al mondo.
Niente sangue, spari, battaglie. Ma un’avventura senza tempo che parla
d’amore, amicizia, bellezza. E si snoda tra case color pastello, reperti
antichi e opere d’arte. È "Father and Son",
il videogioco in italiano
e inglese disponibile gratuitamente su App Store e Google Play.
A produrlo e distribuirlo il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN),
che ha deciso di promuovere le proprie collezioni in modo non convenzionale.
«È il primo esperimento mondiale di questo tipo», spiega Ludovico Solima, professore all’Università degli Studi della Campania, che ha avuto l’idea con il direttore Paolo Giulierini. «Cercavamo strade innovative per raggiungere nuovi pubblici. E questo videogame, pensato per utenti internazionali di tutte le età, ha l’obiettivo di portare il museo fuori dal museo, per accrescerne la visibilità in contesti dove finora non era mai stato presente».
«È il primo esperimento mondiale di questo tipo», spiega Ludovico Solima, professore all’Università degli Studi della Campania, che ha avuto l’idea con il direttore Paolo Giulierini. «Cercavamo strade innovative per raggiungere nuovi pubblici. E questo videogame, pensato per utenti internazionali di tutte le età, ha l’obiettivo di portare il museo fuori dal museo, per accrescerne la visibilità in contesti dove finora non era mai stato presente».
Secondo i dati Aesvi del 2015, in
Italia ci sono oltre 25 milioni di giocatori: se Father and Son fosse scaricato dallo 0.5% di questo target
potenziale, il Mann potrebbe raggiungere circa 125mila persone.
«Finora i videogiochi sono stati utilizzati soprattutto per fini
didattici, perché considerati prodotti destinati ai bambini», precisa il game
designer Fabio Viola, presidente dell’associazione TuoMuseo, che ha realizzato il progetto
con un team internazionale. «Ma l’età media dei consumatori nel nostro Paese è
di circa 35 anni. Per questo vogliamo rivolgerci a un’utenza trasversale,
sfruttando tutti i vantaggi dell’interazione».
Un videogioco in 2D
Il gioco narrativo, in 2D a scorrimento laterale, esplora sentimenti universali attraverso le avventure di un ragazzo sulle tracce del padre archeologo che non ha mai conosciuto.
Il gioco narrativo, in 2D a scorrimento laterale, esplora sentimenti universali attraverso le avventure di un ragazzo sulle tracce del padre archeologo che non ha mai conosciuto.
Il protagonista si muove tra le strade di Napoli, disegnate a mano
dall’artista inglese Sean Wenham, accompagnato dalle musiche originali composte
dal polacco Arkadiusz Reikowski. Per scoprire qualcosa in più sulla vita del
genitore entra in contatto con le collezioni del MANN, che si integrano in
modo attivo nella strategia narrativa. «Alcune delle opere esposte, come
l’Ercole Farnese o il Naoforo, diventano il punto di partenza per una serie di
viaggi temporali dove passato e presente si incrociano», chiarisce Viola.
L’utente può intavolare dialoghi a scelta multipla con altri dieci personaggi.
E in base alle decisioni che compie il finale sarà sempre diverso, così da
incentivare la rigiocabilità. «È un’esperienza di storydoing, un modo di fare storytelling in cui il fruitore
non ascolta solo una storia ma ne è partecipe». Senza contare che Father and Son, nato per raccontare
l’arte, finisce per diventare arte esso stesso. «Abbiamo voluto rilasciarlo senza pubblicità proprio
perché lo consideriamo una forma culturale, al pari di un film o di un libro. Un’espressione della contemporaneità», conclude Viola, «che veicola
bellezza, storia e architettura».
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